lunedì 18 giugno 2018

L'Apoteosi Del Non Senso: L'Editoria A Pagamento




Purtroppo, oggi come oggi, non è più possibile sostenere che la Terra sia piatta, conica, cava o addirittura un ologramma. La scienza, con svariate formule, prove, osservazioni, ha ampiamente dimostrato che non è così. Poi, naturalmente, dal momento che l’opinione è ancora libera (e ci mancherebbe) uno può dire quel che vuole, anche che il nostro pianeta sia fatto di formaggio, ma tant’è, rimane un’opinione e basta.

Così, utilizzando questa breve introduzione come metafora, vale lo stesso per l’Editoria A Pagamento (EAP).

Ah, sì, lo so, ne avete piene le scatole di questo argomento, ma dal momento che di tanto in tanto vengo tirato in ballo in quanto aperto sostenitore della Editoria Non A Pagamento, mi vedo costretto a ribadire qualche semplice concetto, più che altro perché a sentir parlare alcuni esperti del settore, nonché diretti interessati, sembra che la NoEAP non esista. O, se esiste, sia fatta male, senza cura, con scarsi mezzi o addirittura vestita da tale, ma in realtà sia altro.



Esistono case editrici che non vi chiedono un soldo per pubblicare?
Sì, esistono. Ce ne sono di grandi, di medie e di piccole. Producono ottimi lavori, non fanno mancare il sostegno e la professionalità all’autore, si sbattono affinché il testo prodotto abbia tutti i crismi per stare sullo scaffale di una libreria.

Ovvio, la domanda sorge automatica: ma se non chiedono soldi agli autori (è uguale quanto, che siano 300 o 3000 Euro, sono sempre troppi) come sopravvivono?
La risposta è altrettanto scontata: vendendo libri.

Certo, voi direte che con migliaia di testi pubblicati ogni anno e con un indice di lettori, in Italia, sempre più basso, la cosa fa fatica a stare in piedi.
E in effetti, è proprio così: le case editrici medio-piccole e piccole (per non parlare di quelle piccolissime) fanno davvero tanta fatica.

Però, vedete, c’è anche una questione di amore per questo lavoro.
Perché non si decide di aprire una casa editrice per diventare ricchi, ma lo si fa per pura passione. Che poi, col tempo, questa diventi una miniera d’oro, ben venga e magari, dico io, ma inizialmente, al di là dei sogni di gloria che sono concessi a ognuno di noi, è solo la passione a spingerti a fare un passo di questo tipo. E se sono amore e passione, quelle che ti muovono, devi anche rispettare una semplice regola: tu pubblichi qualcuno che scrive, e se lui scrive, tu lo paghi (con le percentuali, ovvio).

Tornando alla metafora iniziale…
Sostenere che un autore debba sborsare anche un solo centesimo a una casa editrice per vedere il proprio testo pubblicato è qualcosa che va contro la logica e il buon senso, quando ci sono le prove che è vero l’esatto contrario.
Il mondo editoriale non funziona così.

Voi direte: ma tu cosa ne sai esattamente?
Sei o sei stato un editore?
Hai idea dei costi da sostenere?
Sai quanto ci si può rimettere ad aprire una casa editrice?

Qualche idea ce l’ho, altrimenti nemmeno mi metterei qui a discutere.



Innanzitutto, io scrivo, e anche da parecchio tempo.
Non sono nessuno, certo, ma ho avuto più di qualche esperienza diretta, sia con editori a pagamento che con editori non a pagamento.
Conosco in linea di massima i costi che un neo-editore deve sostenere quando apre bottega e so a cosa va incontro con il famoso “rischio d’impresa”. 

Tra tasse, piccole e grandi, e altre cosucce, all’editore partono migliaia di euro senza che ancora si sia cominciato a stampare il primo, agognato libro dell’autore che lo ha contattato e che, tutto sommato, non è niente male (il libro, non l’autore).

Basterebbe per scoraggiare chiunque, dico bene?
E non finisce qui.

Il testo che l’autore gli ha messo in mano è avvincente, ma ha dei difetti strutturali che vanno sistemati. Non si può pensare di immettere sul mercato un’opera che non sia vicina alla perfezione (che non esiste, per questo ci si deve avvicinare quanto più possibile) e quindi si deve procedere con l’editing, con la correzione delle bozze e poi, magari, perché no, prima di andare in stampa un’altra controllatina non farebbe male. Hai visto mai…

Poi c’è la copertina.
Ah…le copertine…quanto potrei dirvi sulle copertine io…
Ma comunque, ecco, c’è anche quella.
Vi sembra possibile che possa essere una immagine qualsiasi? Con una grafica poco accattivante, scarsamente personale, di qualità mediocre? Sarebbe assurdo.
E allora devi fare anche quello.

Ora, cercate di pensare al nostro neo-editore che deve fare tutto questo da solo. Editing, correzione bozze, ultima occhiata, impaginazione, copertina. Chi non ci si è mai messo non ha idea di cosa significa, di quante ore di lavoro siano, di quanta attenzione serva, di quanta fantasia e professionalità abbia bisogno questo campo.


Però…c’è un però.

Se nessuno avesse scritto un libro o se nessuno glielo avesse mandato, il neo-editore per cosa aprirebbe la baracca?

Ecco, quello che certa gente continua a non capire è che una casa editrice è un’azienda, certo, e come tutte le aziende vive sugli utili. Se non sei capace di produrre utili, di guadagnare, allora devi chiederti cosa stai sbagliando.

Con la miriade di testi che vengono scritti ogni settimana e tutti quelli che vengono spediti alle case editrici, è possibile pensare che tutti siano degni di essere pubblicati?
No. No e poi no. Bisogna farsene una ragione. Solo una piccola percentuale dei dattiloscritti ha la possibilità concreta di finire in stampa, tra le migliaia che arrivano. Per una questione di qualità, non di cattiveria. Certo, poi ci può essere l’eccezione, ma è e rimane solo questo.

La qualità è il fattore determinante.
L’unico modo, per un editore, di ricavarsi un piccolo regno tutto suo è la qualità dei libri che produce. Qualità dei testi e qualità del prodotto, anche in senso estetico.

Quindi?
Quindi: ricerca, lettura di dattiloscritti, scouting; linee editoriali originali, collane con qualcosa in più rispetto ai concorrenti, argomenti.

Eppure, qualcosa non torna, vero?
L’esempio dell’editore che fa tutto da solo mette ansia solo a pensarci, dico bene?
Cosa può fare, allora?

L’editore deve cercare, individuare e assemblare una squadra di persone (non troppe) che lavorino con lui (non per lui e basta). Difficile, ma non impossibile.
Certo, però adesso sorge un altro quesito importante: questa gente collaborerà a titolo gratuito o verrà pagata? Bella domanda…dal momento che il nostro editore ha già un sacco di spese.



Partiamo dal semplice assunto che questo macrocosmo non è roba per tutti.
Non puoi improvvisarti editor, correttore di bozze, illustratore, grafico. Un minimo di competenza la devi avere, anche solo per poter valutare un testo, capirne i punti deboli e i punti di forza; oppure devi saper almeno usare qualche semplice programma per le elaborazioni di immagini. Insomma, piccole cose, ma servono, almeno per iniziare. Poi, per l’amor del cielo, tutto si può imparare.
Ma più di tutto serve passione.

Infatti, la cosa certa è che non ti getti dentro questo mondo se non ti piace davvero tanto e se l’editore non è uno sprovveduto e il tuo lavoro lo svolgi con dedizione e il massimo della professionalità di cui disponi, allora riconoscerà economicamente quel che fai.
Magari crescerete insieme, no?
Ecco, non è sempre così, ma è come dovrebbe essere.

Bene bene. Adesso abbiamo un editore e una squadra. E arrivano i dattiloscritti. Bisogna darsi da fare.

Programmazione, studio e strategie sono alla base di una buona riuscita aziendale, come in ogni ambito lavorativo. Senza di queste, soprattutto in editoria, si avranno scarsi risultati (che già con tutte queste cose al loro posto te li devi sudare alla grande).

Però, prendiamo per buono che tutto questo ci sia. Cosa serve alla casa editrice neonata per essere riconosciuta credibile? Semplice. Il concetto di partenza di tutta questa tiritera.
Non deve chiedere soldi, mai, a chi permette di esistere alla casa editrice stessa: gli autori che metterà sotto contratto.


Visto? Alla fine è questo che conta e che fa la differenza.
La credibilità.

Un autore che paga per essere pubblicato non ha possibilità di essere considerato dal panorama editoriale e una casa editrice che si fa pagare dagli autori per pubblicarli, per quanto metta in commercio ottimi prodotti, avrà sempre scarsa o nulla considerazione da parte del mondo editoriale stesso, stampa compresa.
Perché entrambi mancano di credibilità.

E adesso, con un esempio “colorato”, chiudo la questione:

se io produco formaggio e voglio vendere il mio prodotto ho diverse possibilità: posso venderlo direttamente al dettaglio (che è il self publishing); posso pagare degli agenti per piazzare il mio formaggio presso dei negozianti (che è l’agenzia editoriale); posso andare io stesso dai negozianti a proporre il mio formaggio (che sono le case editrici).

Se la mia azienda casearia è appena nata e voglio proporre il mio prodotto a dei negozi, questi non lo compreranno a scatola chiusa senza prima testarlo. Significa che, solo dopo esser giunti alla conclusione che è un buon prodotto, lo compreranno da me e lo proporranno ai loro clienti.

Per l’editoria questo si traduce in: valutazione del testo con lettura e verifica della compatibilità col piano editoriale della casa editrice e in seguito, se passa questo esame, la messa sotto contratto dell’autore per andare in stampa e farne un prodotto appetibile all’acquisto.

Secondo voi, io che produco formaggio, pago il negoziante per prendere il mio prodotto e metterlo sul banco per la vendita? Cos’è, economia al contrario?

Detto questo, cari lettori, ricordatevi che quando qualche casa editrice vi dice che pagherete “solo i servizi editoriali necessari” vi stanno comunque prendendo per il naso.

Quelli che si fanno pagare i servizi editoriali sono le Agenzie Letterarie, che NON sono case editrici. Esse lo fanno, non sempre, ma lo fanno, per poi proporre il vostro libro alle varie case editrici per farvi pubblicare e avere anche una percentuale. Che poi ci riescano o meno, o che voi decidiate per quella strada, è un altro discorso.

Le case editrici tradizionali, le NoEAP, non vi devono chiedere un soldo, perché senza i libri, non esisterebbero le case editrici.

Chiaro il concetto?
Ricordatevi il formaggio!


Alla prossima.




Postilla: le Case Editrici A Pagamento (anche parziale o minimo) non sono illegali. Quindi, tranquilli, non rischiate nulla, se non di perdere tempo e denaro.

Postilla2: se non sapete dove cercare le No EAP basta fare una ricerca in rete, ce ne sono tante e bisogna vagliare un po', ma quelle giuste si trovano. Parola d'onore.

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