domenica 8 luglio 2018

Sulla Polvere Di Una Notte Ringhiante

  


   Quante volte, quante, mi sono trovato sulla linea spezzata di una parola sanguinante, mentre raccoglievo le ultime briciole dalla tavola vuota. 
   L'orologio sul muro ha continuato a ossessionarmi con la sua voce sarcastica, senza permettermi di replicare, fottuto bastardo, ma l'ho staccato, pestato, colpito, distrutto e bruciato. 
   E lì, nell'oscuro orifizio tra un secondo ticchettante e un minuto terminato, ho ascoltato le grida di libri appesi alla falce gocciolante di una luna gelida, indifferente, come i solchi lasciati dalle frasi di un manichino.
   Prendilo, dicevo al vuoto, prendilo questo cuore pulsante di bestemmie atone, ricurve come uncini e incrostate di promesse infangate, che non lo tengo più e non lo sento più. Forse nemmeno l'ho mai voluto!
   La linea si muove. E' spezzata e si muove ancora. Non sente ragioni e mi trattiene e mi chiama, forte delle catene conficcate nelle carni un tempo forti e ora flaccide, stanche, cariche solo di pensieri sgranati.
   Parole. Parole che si mischiano allo sterco e ne imitano fedelmente l'odore, la forma, e con ributtante arroganza si fingono pulite, agganciandosi a cervelli informi, avulsi da qualsiasi battito vitale.
   La tavola chiama. La sedia mugugna. Lo specchio raschia vecchie immagini da un barile sfondato e l'urlo di cadaveri dimenticati si erge sulla parete scrostata.
   E' limpido il sangue che cola dalle dita mentre disegno arabeschi in memoria di domani. Lascio che il rantolo della sedia a dondolo si erga come un martello e cali sul cranio del tempo, senza che la mia bocca emetta un solo alito.
   Indico al passato la via per proseguire e mi adagio sulla polvere di una notte ringhiante, lastricata di orme invisibili.


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