venerdì 1 aprile 2016

Il Barbero



(Solo vivendo in un luogo si possono conoscere e apprezzare le abitudini e le persone che vi abitano. Come chi si è trasferito a Cuba, ad esempio.)



Dopo oltre tre mesi di permanenza sull’isola la mia capigliatura cominciava ad assomigliare a quella di Slash (avete presente i Guns 'n' Roses, sì?)
Dovevo prendere una decisione ed andare dal barbiere  (barbero, in cubano), ma quale scegliere?
Vivendo qui non volevo andare in un hotel per turisti dove sicuramente avrei trovato un coiffeur internazionale, ma dove andavano tutti i cubani. Così, ho iniziato ad informarmi sui costi e la media che risultava era inquietante: taglio classico, 10 peso cubani, che equivalgono a circa 30 centesimi di euro. Per quella cifra la prima cosa a cui ho pensato è stata che me li avrebbero tagliati con un machete ed ho cominciato a preoccuparmi un po’... 
Quindi, prima di decidere dove andare, mi sono avviato a visitare alcuni barberos de l’Havana per vedere se le persone che uscivano avevano la testa attaccata al collo o meno!
I primi posti che ho visto mi hanno un po’ sconfortato: l’igiene, in effetti, non era il loro punto di forza. Sono passato da un tizio che aveva una sedia in un sottoscala e un altro che l’aveva nel bel mezzo di un marciapiede in una delle strade più trafficate della capitale. La gente usciva (nel caso del marciapiede non entrava neanche) tutta con il medesimo taglio, tipo marines prima della guerra del Golfo, e di lavarsi i capelli non se ne parlava proprio.
Stavo perdendo le speranze e rivalutando l’eventualità dell’hotel quando, passando in Calle 25, proprio di fronte all’Havana Libre, ho notato un salon de barberia che sembrava più umano rispetto agli altri: aveva uno specchio illuminato, delle foto di modelli con fluenti capigliature e addirittura su uno scaffale alcuni prodotti della Kerastase, tre probabilmente vuoti, ma che davano comunque un aria professionale al locale.
Ho fatto un bel respiro, da buon italiano ho incrociato le dita, e sono entrato. La prima cosa che ho visto è stato un giovane che aveva appena terminato di farsi tagliare i capelli ed incredibilmente non assomigliava al generale Patton! Le speranze cominciavano ad avere le sembianze delle certezze.
All’invito del barbero di accomodarmi credo di aver tirato fuori il sorriso dei momenti migliori (aiuta, alle volte, farsi coraggio da soli mostrandosi sicuri...) e mi sono seduto sulla sedia. Subito è apparsa una ragazza che con una scopa ha raccolto da terra i rimasugli di capigliatura del cliente precedente e mi sono sentito più a mio agio, cominciando a spiegare al maestro acconciatore che tipo di taglio desideravo.
Ha iniziato facendomi tre shampoo e un massaggio alla testa con ragno metallico (l’innovazione tecnologica non ha confini...). Quando mi ha asciugato le orecchie (cosa che fanno in pochi in Italia) mi sono rilassato totalmente e lui è partito di forbice.Una volta terminato i capelli ha proseguito con le sopracciglia, i peli del naso e quelli delle orecchie; a un certo punto ha lanciato uno sguardo ai bottoni slacciati della camicia e ho pensato che il suo interesse andasse un po’ oltre il professionale, ma il suo impeccabile comportamento mi ha messo di fronte alla solita faciloneria che noi italiani non perdiamo mai, sui giudizi sommari.
Alla fine ho ringraziato per l'ottimo servizio e mi sono alzato, non prima che mi desse un abbondante porzione di gel pettinandomi i capelli esattamente come li avevo chiesti e terminando come da libretto, con spazzolatura finale dei peli residui sul colletto.
Mi sono specchiato e sono rimasto entusiasta del lavoro mentre lui, quasi scusandosi, mi informava del "folle" conto corrispondente all’incredibile cifra al cambio attuale di 3 Euro (ben 10 volte l’onorario di un barbero comune).
C'è una dignità tra questa gente che forse noi abbiamo dimenticato...
Me ne sono andato fra l’incredulo e lo stupito pensando che quel bravo barbero aveva trovato un nuovo cliente e io,  fortunatamente,  un bel taglio di capelli.
Si parte diffidenti, alle volte, ma non si può mai dire...
Specialmente qui, nella Isla Grande.

(Michele Parolini)



[Foto: Kamira/shutterstock.com]

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